I fornitori di impiantistica si caratterizzavano per forte artigianalità, il settore aveva pochi standard, il processo di progettazione era lungo e costoso, la manutenzione era un problema complesso e la scalabilità era scarsa.
Nel mondo della logistica, i costruttori di impianti usavano componenti “building-block” (rulli, nastri, carpenteria) ma senza un concetto di piattaforma.
Dagli anni 80 in poi, con la globalizzazione e la nascita della lean production, emergono nuove necessità quali la riduzione di varianti, l’imperativo della diminuzione di errori di engineering, l’obbligo di aumentare l’affidabilità, il dovere di garantire tempi di consegna prevedibili.
Nascono così le prime architetture modulari (ad esempio nel mondo delle macchine utensili, nel packaging, nell’automotive). Ma nella movimentazione interna, lo standard resta minimo e ogni integratore realizza il proprio “linguaggio” meccanico ed elettrico.
A cavallo tra gli anni ‘90 e i duemila in vari settori industriali (ICT, elettronica, automotive), la parola platform assume un valore strategico. Ad esempio nel Gruppo VW nasce nel ’97 la prima vera “piattaforma auto” industriale condivisa da modelli diversi. Negli stessi anni in Siemens e in Beckhoff nascono piattaforme di automazione con moduli standard riutilizzabili. Anche il mondo dell’informatica realizza ecosistemi modulari (Windows, Intel). L’idea centrale si consolida attorno alla necessità di ridurre la complessità attraverso elementi pre-progettati e riutilizzabili. Nel nostro settore intralogistico, però, questa logica tarda ad imporsi e gli impianti restano molto personalizzati.
Interroll è tra le prime aziende a capire che la movimentazione interna può essere industrializzata come altri settori. Spinge cosi su tre concetti chiave:
- il pre-engineering (componenti progettati come moduli interoperabili),
- standard globali (gli stessi componenti certificati e collaudati in tutto il mondo),
- scalabilità (stessi elementi utilizzabili in impianti piccoli, medi e molto grandi)
In questa fase Interroll costruisce le basi tecnologiche con il mototamburo come modulo plug-and-play, i primi moduli per convogliatori a 24V e le logiche di controllo semplificate e standardizzate.
Da quel momento, 2015 e in pochi anni, ecco l’inizio dell’era delle piattaforme Interroll.
Il concetto si fa strada nella mentalità dei system integrator grazie alla comprensione che le piattaforme portano alla riduzione del rischio con progetti più prevedibili e minori errori.
Inoltre il tempo di engineering si riduce drasticamente (si valuta una riduzione del 30-50% dei tempi), le offerte sono più rapide e la scalabilità degli impianti aumenta non di poco.
La piattaforma oggi è un modello industriale e le piattaforme Interroll, in particolare, rappresentano un linguaggio tecnico standard (interfacce, opzioni, controlli), un modello di progettazione (configuratori, regole, performance predefinite), una garanzia di affidabilità (test, certificazioni, cicli di vita).
In definitiva una strategia globale per i system integrator.
